Obiettivi trasversali

Il gioco in generale, e quello da tavolo in particolare, può avere importanti valenze educative che trascendono una singola disciplina (la matematica nel nostro caso) e che sono comunque fondamentali nello sviluppo dei bambini come cittadini del domani (Ligabue, 2020). Tali competenze - intese come il saper agire efficacemente in situazione, utilizzando al meglio le proprie risorse per rispondere a una determinata situazione problematica (Trinchero, 2012) - richiamano la nostra attenzione di insegnanti/educatori attenti alle dinamiche messe in atto per mezzo del gioco sulla prospettiva lifelong learning che comincia ad essere costruita sin dai primi anni di età, anche nei contesti scolastici. Competenze come quelle condivise a livello europeo e certificate anche al termine dei cicli di studio interrogano il mondo della scuola e dell’educazione circa la necessità di individuare modelli e strumenti didattici che rispondano alla possibilità da parte di tutti di raggiungere tali competenze.

I traguardi da raggiungere al termine del primo ciclo sono descritti nelle Indicazioni Nazionali del 2012. Leggiamo che lo studente dovrebbe imparare ad affrontare in autonomia e responsabilità le situazioni di vita tipiche della propria età. Per quanto riguarda i bambini della scuola primaria, sicuramente il gioco (collaborativo o competitivo) con altri è sicuramente uno dei contesti di collettività più comuni. Partecipare a un gioco significa comprenderne le regole e rispettarle. Il rispetto delle regole condivise è proprio uno dei traguardi di cui leggiamo nel profilo dello studente e costituisce chiaramente un importante obiettivo in riferimento allo sviluppo del senso di cittadinanza. Tuttavia non è detto che per tutti i bambini, specialmente all’inizio della scuola primaria, sia facile gestire le emozioni che derivano dalla sconfitta e su questo specifico obiettivo potrebbe essere importante lavorare proprio nelle occasioni di didattica basata sull’uso dei giochi.

Ancora, sempre nel profilo in uscita, leggiamo che lo studente al termine del primo ciclo “ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti, utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere ed apprezzare le diverse identità” (p. 10). Occorre quindi educare i bambini all’autovalutazione così come all’attenzione verso chi ha identità diverse dalla propria, per esempio a chi ha un diverso livello di abilità. Abbiamo notato - attraverso quanto riportato dalle insegnanti partecipanti al gruppo di RF - come il gioco si presti ad essere giocato insieme anche da bambini con capacità diverse; dare diversi ruoli agli studenti può permettere di includere tutte le bambine e tutti i bambini nella stessa attività, creando così situazioni di inclusione in cui comunque ognuno possa rendersi conto delle proprie risorse e dei propri limiti. Proprio in riferimento ai limiti, torniamo al testo del profilo in uscita, in cui leggiamo che lo studente “si assume le proprie responsabilità e chiede aiuto quando si trova in difficoltà e sa fornire aiuto a chi lo chiede” (p. 11). Il gioco fornisce molte occasioni in cui lo studente può chiedere aiuto o fornire ai compagni secondo le proprie capacità. Non è detto però che i bambini abbiano consapevolezza di questo.

Per tutte le ragioni elencate, insieme alle osservazioni sugli apprendimenti matematici, proponiamo di affiancare altre su questi aspetti trasversali. Forniamo anche uno strumento di autovalutazione dello studente (fondamentale per l’obiettivo di acquisire consapevolezza delle proprie risorse e limiti) ideato proprio per studenti della classe prima della scuola primaria.


Per un approfondimento circa lo sviluppo e la valutazione delle competenze trasversali si vedano i contributi di Moretti e colleghi (2017), Marcuccio (2016), Trinchero (2012) e Rey e Frega (2003).